Un rito simbolico di liberazione e ritorno a sé
Ci sono testi che non nascono per spiegare, ma per ricordare.
Non chiedono di essere capiti fino in fondo, ma attraversati, quello che segue è uno di questi.
L’ispirazione arriva da un’antica benedizione attribuita alla Dea Maya IxChel, divinità lunare, madre, guaritrice, custode dei cicli e della rigenerazione. Una figura archetipica che incarna la capacità di generare e, allo stesso tempo, di lasciare andare.
Il testo che leggerai non è la benedizione originale, ma una mia riscrittura, una risonanza personale.
Mi sono lasciato guidare dallo stesso archetipo: quello del figlio che restituisce ai genitori la loro innocenza, del padre che libera i figli dal peso di dover essere qualcosa, dell’essere umano che riconosce il proprio posto nel flusso della vita senza più doverlo giustificare.
Propongo la lettura di questa benedizione come rito simbolico di fine anno. Un passaggio di soglia. Un modo per chiudere ciò che non serve più e restare fedeli a ciò che, silenziosamente, chiede di vivere attraverso di noi
Leggilo lentamente. E tieni solo ciò che risuona.
Il resto può essere lasciato andare.
Benedizione di fine anno
Libero i miei genitori
dalla sensazione di aver fallito con me,
da ogni giudizio, dall’eccesso di vanto
e da tutte le aspettative che hanno avuto – o che ancora hanno – nei miei confronti.
Libero i miei figli
dal bisogno di rendermi orgoglioso.
Che possano scrivere la propria storia
seguendo il cuore,
che sussurra senza sosta alle loro orecchie.
Che possano volare leggeri,
senza zavorre familiari
e senza condizionamenti invisibili.
Libero, ogni giorno,
la persona con cui ho scelto di condividere questa esperienza sulla Terra
da ogni obbligo
e da ogni impegno che non nasca dal pieno rispetto del suo cammino.
Mi sento libero.
E sono consapevole di avere già tutto ciò che mi serve
per realizzare il mio scopo.
Imparo continuamente,
insieme agli esseri con cui entro in relazione.
E mi libero, istante dopo istante,
da ogni forma di giudizio – positivo o negativo – verso di loro.
Ringrazio i miei nonni
e tutti gli antenati che, nei secoli,
hanno attraversato difficoltà, errori, scelte impossibili,
affinché oggi io possa respirare la Vita.
Li libero dai fallimenti del passato
e dai desideri rimasti incompiuti,
certo che abbiano fatto del loro meglio
per affrontare avversità e circostanze,
pienamente allineati al livello di coscienza disponibile in quell’istante.
Li onoro, li amo e li riconosco innocenti.
Vivo il miracolo di essere qui grazie a loro.
Mi spoglio.
E mostro la mia vulnerabilità davanti agli occhi del mondo.
Aspiro alla limpidezza:
quella che non nasconde nulla
e che non deve nulla,
se non la fedeltà a me stesso
e alla mia stessa esistenza.
Cammino, con fierezza,
alla ricerca della saggezza del cuore.
Sono consapevole che l’unico vero dovere
è perseguire il mio progetto di vita,
libero da legami
che possano turbare la mia pace e la mia felicità.
Queste sono le mie uniche responsabilità.
Rinuncio al ruolo di salvatore.
E mi rendo immune alle aspettative,
sapendo che esse nascono da idee di altri
o da parti irrisolte del sé.
Imparo soltanto attraverso l’amore.
Benedico la mia essenza
e il mio modo unico di esprimerla,
anche quando qualcuno non riesce a capirmi.
Conosco me stesso
sperimentando la vita per ciò che è,
e la onoro
con una sincera volontà di bene.
Mi rispetto.
E approvo tutte le intenzioni
che nascono dal profondo.
Onoro la divinità in me
e in te che stai leggendo.
Siamo liberi.
Augurio di fine anno
Questo testo è il mio modo di salutare l’anno che si chiude.
Non come bilancio, né come promessa, come semplice rito di liberazione.
Se queste parole hanno toccato qualcosa anche in te, ti auguro di attraversare il tempo che viene con un po’ più di libertà interiore, con meno aspettative da soddisfare e con più fedeltà a ciò che senti vero.
Che il nuovo anno non ti chieda di diventare altro, ma ti conceda di essere più vicino a ciò che già sei.
Buon cammino.
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