Gioco di Capodanno
In un villaggio molto, molto lontano pare che le donne e gli uomini si lamentassero molto della loro condizione di vita.
Alcuni si sentivano male senza sapere il perché. Altri si commiseravano, i più erano di cattivo umore e per questo tendevano a giudicare e invidiare gli altri.
Il capo del villaggio e lo sciamano, alla fine dell’anno durante la riunione generale del paese, presentarono una proposta.
Suggerirono che ciascun paesano scrivesse su foglietti di carta le proprie difficoltà e li attaccasse ad un albero in modo da formare una specie di albero di Natale, adornato con acri bigliettini al posto delle consuete palline colorate.
Di comune accordo, alla fine della giornata, ognuno avrebbe dovuto scegliere nuove difficoltà di numero identico a quello appeso all’albero.
Lo scopo era di realizzare un cambiamento – se non nella sostanza, almeno nella forma. Visto che sembrava impossibile trascorrere la propria esistenza nel villaggio senza qualcosa di cui lamentarsi.
Una persona che avesse voluto liberarsi da quattro dei propri tormenti, poteva semplicemente sceglierne altri quattro dall’albero pieno di biglietti svolazzanti con gli affanni e le difficoltà altrui.
Quel giorno, probabilmente l’ultimo giorno dell’anno, gli abitanti del villaggio girando intorno all’albero, assorti nei loro pensieri, meditarono fino a completare le loro decisioni.
Alla sera, armati di molto coraggio, si ritrovarono intorno a un fuoco e cominciarono a raccontare le proprie storie: risero con gioia e rispetto, piansero di commozione e alcuni si abbracciarono fino a quando, a notte inoltrata, arrivarono a una strana conclusione.
Viste le tante strade possibili, ogni abitante rivolle le proprie tribolazioni originarie, deciso a conviverci o a trovarvi rimedio piuttosto che ricominciare daccapo angosciandosi davanti a un nuovo patimento.
Ogni avversità scritta sul foglietto sembrò meno amara dopo la condivisione. Gli animi furono più sereni quando i pezzetti di carta vennero gettati nel fuoco.
Il nuovo anno cominciò in modo del tutto inaspettato e la luce del sole fece capolino fra le montagne.
Esercizio
È sempre più comodo lamentarsi, cercare colpe, illudersi, invece di guardarsi allo specchio chiedendosi ad esempio:
- Le scuse di cui mi nutro sono orientate al fare o al non fare?
- i miei atteggiamenti portano all’unione o alla separazione?
- sono alla ricerca del modo migliore di amare oppure vivo nella paura?
Se la risposte sono sincere aprono la strada immediatamente a una soluzione.