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Meditare attraverso il cibo

Esplorare sé stessi, mangiando

Mi piace esplorare. Mi sento come un ricercatore di esperienze e in particolare sono attratto dal mondo della spiritualità, dai suoi misteri e dai suoi miracoli.

Tra le esperienze spirituali più significative che ho fatto vi sono i viaggi esperienziali attraverso il cibo.

Come mangiamo, ciò che pensiamo sul cibo, ciò che cerchiamo nel cibo sono metafore per scoprire come ci poniamo nei confronti della vita. Analizzare la relazione con il cibo, rivela le idee che abbiamo su di noi e l’origine dei nostri più intimi desideri.

Portare il cibo alla bocca è il gesto che più si avvicina a come noi ci poniamo nel vivere il presente.

L’esercizio

Oggi Chiara mi ha portato un piatto che avrei dovuto consumare da solo. I motivi della cena solitaria sono ininfluenti alla comprensione della sostanza del racconto.

Filetto di orata impanato in una sottile e delicata crosta di pane e cavolo rosso a striscioline appena saltate in poco olio e limone, più due fette di pane di montagna.

Da poco è ricominciato il mio secondo (credo, presumo e scelgo che lo sia) risveglio spirituale e così cenando da solo ne ho approfittato per conoscermi meglio e volermi più bene.

Il primo passo è stato riconoscere lo schema.

Troppo insipido, troppo scarsa la quantità, manca la salsa al rafano.

Come dire: la mia vita non ha sapore.  Si tratta di un’esperienza insufficiente per l’immagine che l’ego si è faticosamente costruito in tutti questi anni. E, nonostante l’abbondanza di cui sono circondato, il focus della mia mente è sempre concentrato su ciò che manca.

Possiamo scegliere

A questo punto avevo due possibilità:

Prima

Chiedere a Chiara il contenitore del sale, il ripasso di verdura e la mia adorata salsa al rafano.

Questo sarebbe utile solo a rinforzare il mio solito schema, privo di qualsiasi crescita e scevro da ogni utile aumento di consapevolezza. Uno schema facile da attuare con il cibo. Più complicato nella vita, in quella vera, dove l’impossibilità di riempire i presunti vuoti spesso ci porta a frustrazione e insoddisfazione.

Seconda

Cambiare lo schema. Porgermi in maniera diversa rispetto a quello che stavo facendo ricordando uno di quegli illuminanti esercizi in cui il mio maestro mi faceva mangiare bendandomi gli occhi.

In questo caso non ho usato bende; è bastato semplicemente chiudere gli occhi a ogni boccone e sentire quello che stava avvenendo, nel corpo e nello spirito.

Descrivere mentalmente nel dettaglio ciò che succedeva dentro di me, all’interno della bocca. Accorgersi del sapore dolce e compatto del pesce. Apprezzare con soddisfazione lo sciogliersi del sale contenuto nella crosta, mescolato all’aspro del limone che dava una consistenza gustosa al bolo.

Masticavo lentamente per godere dei sapori e avere il tempo di comprendere.

Mentre mi accorgevo della sapidità rivelata dall’attenzione della mente, sentivo scrocchiare il cavolo rosso. Compatto, pieno d’acqua e amarognolo rendeva la cena appagante per il fegato e per il futuro.

La prospettiva di un metodo auto-efficace per stare bene mi faceva sentire più libero e meno vittima della scarsità.

Il primo morso di pane risvegliò l’ego, indispettito dal fatto di non sentirlo friabile come appena abbrustolito. A lui piace così. Ma la mente, guidata da un intento superiore invece d’inveire contro qualcosa o qualcuno alimentando la frustrazione, si è subito messa all’opera.

Ha fatto di tutto per sentire il dolce sapore dello zucchero in potenza, rappresentato da quell’adorabile cereale che masticato, sembrava sciogliersi dietro le labbra.

I denti trituravano il cibo con una calma da manuale, come non avevo fatto da anni.

Almeno dai tempi degli esercizi alimentari dei quali ricordo soprattutto i risultati: la trasformazione del rapporto con il cibo e l’abitudine, durata anni, di nutrirmi ad ogni pasto solo con ciò che poteva contenere il piatto.

Basta poco per sentire

Basta un po’ di attenzione in quello che facciamo per rendersi conto dei miracoli che possiamo realizzare.

 A meta della cena la digestione si era attivata e il contenuto di quel piatto, che in condizioni normali sarebbe stato il primo di una serie di portate, mi sembrò sufficiente e abbondante.

Questo semplice esercizio mi ha fatto venire in mente la storiella parafrasata del monaco stolto e del monaco furbo.

Il primo va dal priore e chiede: “Priore posso mangiare mentre medito?

Mentre quello furbo si rivolge al priore chiedendogli: “posso meditare mentre mangio?

Amici, governare la mente nelle cose semplici, evita che essa si prenda gioco di noi nelle cose importanti.

In casa è facile trovare un po’ di sale, cavolo rosso e salsa al rafano, ma nella vita il rischio è di rincorrere per anni desideri irrisolti senza riuscire ad assaporare a sufficienza ciò che la tavola imbandita ci offre.

Written by
Francesco Perticari

Francesco da vent’anni svolge attività di consulenza e management in aziende della fitness industry, esercita la sua passione di coach nel business e nello sport e, per puro divertimento, pratica Triathlon insieme ai suoi tre figli di 10, 12 e 14 anni.
Entradentro Blog è un progetto personale, una specie di posto in rete nel quale riordinare le idee e ispirarsi. Esiste dal 2009 ma muore almeno due volte per risorgere nel 2020 con nuovi intenti e nuove possibilità future.

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