La situazione attuale è piena di illusioni
L’illusione di vivere in emergenza sanitaria e non guidati da persone poco affidabili, posto che esistano persone in grado di governare in questo disgraziato periodo.
Le nostre libertà fondamentali negate da errori travestiti da DPCM. I giorni scanditi dall’ansia di un futuro con meno certezze e da improbabili tamponi che reagiscono positivamente (si fa per dire) al Kiwi.
Notizie quantomeno poco trasparenti disseminate da media che recitano in gran parte un copione sempre meno credibile, fanno parte del miraggio quotidiano in cui la lotta fra informazione e disinformazione si trasforma in cortina fumogena per nascondere la verità.
La tutela ossessiva della vita biologica a discapito di quella reale (fisica, mentale e spirituale) ci ha scaraventati in un lager biocratico*al quale ci stiamo progressivamente, lentamente e inesorabilmente abituando.
Sogno una vita nel bosco
In mezzo a questo caos, tutto sommato prevedibile, sogno valori che mi hanno sempre accompagnato nella vita, ma ai quali avevo rinunciato per inerzia e mancanza di coraggio.
Un’esistenza semplice nella quale non sia il pensiero a farla da padrone, ma l’azione. L’agire quotidiano e genuino del costruire oggetti con le proprie mani. Coltivare la terra e far crescere in essa il proprio frugale sostentamento. Essere sempre consapevoli del corpo e tenerlo pulito con cibo sano, pensieri buoni e attivo nel movimento.
La vita nel bosco non è un’idea originale. Chiunque in qualche momento della vita, credo abbia immaginato di ritirarsi in un bosco o in una spiaggia.
Centocinquant’anni fa lo ha fatto anche Henry David Thoreau che racconta la sua esperienza, una specie di esperimento sociologico, nel suo libro-icona delle contro culture ribelli e di confine.
Azad, libero come il cipresso
Ho preso in carico questo libro con l’attitudine di un religioso con le sacre scritture ed eccovi uno dei passaggi più belli, per me.
“Fecero a un saggio una domanda, dicendo:
‘dei molti celebri alberi che Dio l’Altissimo ha creato alti e ombrosi, nessuno si chiama azad, cioè libero, eccetto il cipresso, che non dà frutto;
che mistero è questo?’
Lui rispose: ‘Ciascuno ha il proprio frutto e la stagione deputata, durante il cui corso è fresco e rigoglioso e durante la cui assenza è secco e avvizzito; il cipresso non è esposto a nessuno dei due stati ma resta sempre in fiore; e di questa natura sono gli azad, gli indipendenti in religione.
Non puntate il cuore su ciò che è transitorio; perché […] il Tigri continuerà ad attraversare Baghdad anche quando la razza dei califfi sarà estinta;
se la tua mano è colma, sii prodigo come il dattero, ma se non offre nulla da dar via, sii un azad, un uomo libero come il cipresso’”.
In questa società non possiedo granché da dare agli altri, materialmente e idealmente, per questo non mi rimane che fare come il cipresso.
Aspiro a trovare la mia libertà in mezzo al bosco perché – come Thoreau – cerco solo i fatti essenziali della vita, non volendo scoprire, giunto alla morte, di non aver vissuto.
[…] Le istituzioni si arrogano il diritto, sotto forma di un paternalistico fine che giustifica ogni mezzo, a considerare quest’idea al di sopra delle principali libertà individuali. […]
[…] vivere nel presente tuffarti in ogni onda, trovare la tua eternità in ciascun momento. ~ Henry David Thoreau Tagged asalla ricerca della veritàciò che èconsapevolezzapresente Written […]
[…] prospettiva di un metodo auto-efficace per stare bene mi faceva sentire più libero e meno vittima della […]
[…] Se impari a cagare nel secchio puoi essere finalmente libero. […]