Lo Strumento che migliora relazioni, collaborazioni e rapporti di lavoro.
La maggior parte dei problemi sul lavoro?
Colpa della comunicazione.
Sì, proprio lei, la comunicazione, spesso confusa, gestita male o del tutto inesistente!
Molti di noi non hanno una piena consapevolezza delle proprie caratteristiche personali, figurarsi riuscire a leggere e capire il comportamento degli altri. Così malintesi e fraintendimenti proliferano, specialmente in ambienti professionali complessi, dove la rapidità dell’innovazione sembra solo complicare ulteriormente le cose.
Siamo sommersi da una valanga di scadenze e impegni che scorrono via come un treno ad alta velocità su binari del tempo che scorre implacabilmente come sempre. Ma con più cose da fare.
E mentre cerchiamo di incastrare tutto, il mondo ci chiede di essere più aggiornati, più formati e pronti a cavalcare la tecnologia. Mentre il mercato, sempre più esigente, ci chiede nuove competenze e alti standard comportamentali.
In questo scenario, a volte, gli altri ci appaiono come alieni. Sì! cercare di entrare in sintonia sembra una sfida degna di un supereroe.
Certo, oggi possiamo contare su numerose risorse per migliorarci: social, corsi di comunicazione, libri e specialisti come Paolo Borzacchiello, che seguo da una vita e ha fatto della comunicazione tra esseri umani la sua missione. Grazie a lui e ad altri esperti, che rendono accessibili le tecniche più avanzate e gli studi più recenti, possiamo cominciare a potenziare la nostra “intelligenza linguistica” e sperare un giorno di farci capire dagli altri!
Eppure, prima di essere capiti, dobbiamo diventare esperti nell’ascolto, sia degli altri sia di noi stessi. Serve curiosità per scoprire come siamo fatti, quali sono le nostre vulnerabilità, e imparare a tenere a bada i nostri punti deboli in tutte le relazioni, professionali e personali.
Da qui, ispirato da un post di Sebastiano Zanolli ( bravissimo esperto di dinamiche aziendali), ho deciso di creare il mio MANUALE D’USO PERSONALE: Read ME.
Si tratta di un compendio pratico che svela il modo più efficace per comunicare con me e farmi funzionare al meglio – un po’ come se fossi un elettrodomestico, ma decisamente più complesso!
Creare un Manuale d’Uso di Sé Stessi è un modo innovativo per migliorare le relazioni interpersonali
In contesti professionali rappresenta una pratica di autoconsapevolezza che può portare a collaborazioni più armoniose e produttive.
Ecco alcuni motivi fondamentali per cui questa strategia può essere estremamente vantaggiosa:
Chiarisce preferenze e aspettative
Un manuale d’uso personale aiuta a definire i modi di interagire e comunicare che risultano più efficaci per noi. Quando i nostri colleghi, partner o amici conoscono le nostre preferenze — come ci piace ricevere feedback, il nostro stile di comunicazione, o i modi in cui preferiamo affrontare i problemi — si riducono i malintesi e si crea un ambiente più chiaro e coeso. Questo aspetto è particolarmente utile per le dinamiche di gruppo, in cui le differenze individuali possono facilmente generare frustrazione se non sono esplicitate.
Riduce i conflitti e favorisce la collaborazione
I conflitti spesso nascono da incomprensioni e aspettative non chiarite. Definendo il proprio stile di gestione dei conflitti e i propri limiti, si crea un quadro di riferimento che gli altri possono rispettare. Questo non solo minimizza il rischio di fraintendimenti, ma rende anche più semplice affrontare le divergenze con rispetto e consapevolezza.
Promuove la presenza personale e l’intelligenza emotiva
Scrivere un manuale su se stessi richiede un’introspezione profonda. Si diventa consapevoli di aspetti di sé che potrebbero essere stati trascurati, come i propri punti deboli, le vulnerabilità, o i modi in cui si preferisce apprendere e relazionarsi. Questo processo di auto-esplorazione contribuisce ad accrescere l’agilità emotiva, una qualità cruciale in ogni tipo di relazione.
Facilita l’adattamento e la crescita in ambienti complessi
Nei contesti lavorativi odierni, caratterizzati da rapidi cambiamenti e pressioni costanti, un manuale personale è uno strumento che permette di allinearsi più facilmente con il team. Ad esempio, un documento “Read Me” — come lo chiama Michael Bungay Stanier, nel suo libro — non solo permette agli altri di adattarsi al nostro stile, ma ci consente di rimanere flessibili rispetto ai bisogni e alle preferenze altrui.
Crea un contratto sociale implicito
Un manuale di sé stessi è una sorta di contratto tra noi e chi ci circonda: stabilisce basi chiare per il rispetto reciproco e le modalità di lavoro condivise. Questo riduce la necessità di confronti potenzialmente conflittuali, poiché tutti sanno in anticipo quali sono i comportamenti preferiti e accettati da ciascuno.
Ecco il mio Manuale d’uso personale:
read me fp di Francesco Perticari
In sostanza, il Manuale d’Uso di Sé Stessi non è solo un supporto per gli altri, ma rappresenta un impegno personale per migliorare le proprie relazioni. Si tratta di valorizzare le persone, di mettere in luce e rispettare le unicità di ciascuno, creando un ambiente collaborativo e positivo.
Il Manuale d’uso di sé stessi è uno strumento utile e può presentare alcune controindicazioni, soprattutto se non viene utilizzato in modo equilibrato e con una buona dose di etica. Ecco alcuni dei principali limiti e rischi:
Rigidità e stereotipi
Il rischio di vedersi “ingabbiato” nelle proprie descrizioni è concreto. Specialmente se il manuale viene utilizzato come una lista di “linee guida rigide” anziché come base di confronto. La percezione che gli altri si facciano di noi potrebbe restare ferma su tratti descritti nel manuale, senza considerare che una persona si evolvere e si adatta. Per questo Read ME dovrebbe essere costantemente aggiornato.
Possibili malintesi o incomprensioni
Non tutti interpretano le parole allo stesso modo. Definire sé stessi con un linguaggio troppo specifico, o senza il contesto di un’interazione diretta, può generare equivoci.
Conflitti con la privacy
Scrivere un manuale su di sé comporta un’apertura non indifferente su aspetti personali e professionali che, in certe situazioni, potrebbero restare privati. Se mal gestito, questo strumento potrebbe esporci più del dovuto, creando disagio o mettendo in luce vulnerabilità che preferiremmo non divulgare. Chi mi conosce sa che questo è un rischio da correre se si vuole fare cose grandi e belle.
Impressione di autoreferenzialità
Alcuni potrebbero interpretare il manuale come un atto di egocentrismo o come un tentativo di manipolare la relazione di lavoro. Oppure apparire come un tentativo ti imporre le proprie caratteristiche mettendosi preventivamente al riparo da obiezioni. Questo è particolarmente vero se il tono del manuale risulta troppo focalizzato sui propri bisogni e poco sulle esigenze di collaborazione e flessibilità.
Potenziali conflitti con la cultura aziendale
Non tutte le organizzazioni accettano con favore questo tipo di iniziativa, che potrebbe essere vista come una richiesta di personalizzazione eccessiva. In ambienti con una cultura organizzativa forte e tradizionale, questo approccio può incontrare resistenze o addirittura essere considerato superfluo e danneggiare chi lo propone. Chi fa un lavoro di questo tipo sa di essere un mappatore del futuro e si espone con la missione di scardinare lo status quo.
Dipendenza dal manuale
Un manuale di sé stessi dovrebbe essere uno strumento di supporto, non una sostituzione della comunicazione diretta e spontanea. Siate spontanei e consapevoli.
In sintesi, un Manuale d’uso di sé stessi può essere utile e va impiegato con attenzione. Integrarlo con un atteggiamento di apertura e con flessibilità è essenziale per evitare che diventi uno strumento di distanza anziché di connessione.
Scrivi il tuo Read ME, ti assicuro che se lo farai con la corretta predisposizione ti aprirà nuovi orizzonti sulla comunicazione e la tua interazione (se non altro con te stesso) si arricchirà di ottimi spunti.
Buon lavoro.