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L’albero delle tribolazioni: un gioco di capodanno per comunità

Gioco di Capodanno

In un villaggio molto, molto lontano pare che le donne e gli uomini si lamentassero molto della loro condizione di vita.

Alcuni si sentivano male senza sapere il perché. Altri si commiseravano, i più erano di cattivo umore e per questo tendevano a giudicare e invidiare gli altri.

Il capo del villaggio e lo sciamano, alla fine dell’anno durante la riunione generale del paese, presentarono una proposta.

Suggerirono che ciascun paesano scrivesse su foglietti di carta le proprie difficoltà e li attaccasse ad un albero in modo da formare una specie di albero di Natale, adornato con acri bigliettini al posto delle consuete palline colorate.

Di comune accordo, alla fine della giornata, ognuno avrebbe dovuto scegliere nuove difficoltà di numero identico a quello appeso all’albero.

Lo scopo era di realizzare un cambiamento – se non nella sostanza, almeno nella forma. Visto che sembrava impossibile trascorrere la propria esistenza nel villaggio senza qualcosa di cui lamentarsi.

Una persona che avesse voluto liberarsi da quattro dei propri tormenti, poteva semplicemente sceglierne altri quattro dall’albero pieno di biglietti svolazzanti con gli affanni e le difficoltà altrui.

Quel giorno, probabilmente l’ultimo giorno dell’anno, gli abitanti del villaggio girando intorno all’albero, assorti nei loro pensieri, meditarono fino a completare le loro decisioni.  

Alla sera, armati di molto coraggio, si ritrovarono intorno a un fuoco e cominciarono a raccontare le proprie storie: risero con gioia e rispetto, piansero di commozione e alcuni si abbracciarono fino a quando, a notte inoltrata, arrivarono a una strana conclusione.

Viste le tante strade possibili, ogni abitante rivolle le proprie tribolazioni originarie, deciso a conviverci o a trovarvi rimedio piuttosto che ricominciare daccapo angosciandosi davanti a un nuovo patimento.

Ogni avversità scritta sul foglietto sembrò meno amara dopo la condivisione. Gli animi furono più sereni quando i pezzetti di carta vennero gettati nel fuoco.

Il nuovo anno cominciò in modo del tutto inaspettato e la luce del sole fece capolino fra le montagne.

Esercizio

È sempre più comodo lamentarsi, cercare colpe, illudersi, invece di guardarsi allo specchio chiedendosi ad esempio:

  • Le scuse di cui mi nutro sono orientate al fare o al non fare?
  • i miei atteggiamenti portano all’unione o alla separazione?
  • sono alla ricerca del modo migliore di amare oppure vivo nella paura?

Se la risposte sono sincere aprono la strada immediatamente a una soluzione.

Written by
Francesco Perticari

Il mio nome è Francesco Perticari e da molti anni cammino dentro le parole, le emozioni, i pensieri. Il mio lavoro – se così possiamo chiamarlo – è aiutare le persone a ritrovare chiarezza, centratura e direzione.
Lo faccio con gli strumenti del coaching, ma anche con linguaggio, introspezione, spiritualità e tanto ascolto.
Non amo le etichette, ma potrei definirlo coaching di consapevolezza oppure Anti-coaching.
Un accompagnamento gentile che non offre soluzioni pronte, ma crea spazio per far emergere ciò che c’è già: dentro.
🌀 Perché “Entradentro”?
Perché credo che tutto parta da lì.
Non da fuori.
Non da ciò che ci accade.
Ma da come scegliamo di stare in ciò che accade.
Entradentro è nato come blog, ma è diventato un luogo, un’aspirazione di comunità, una direzione.
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Non c’è nulla da insegnare, solo molto da ricordare.
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Mi sono formato in ambito coaching, PNL, comunicazione, crescita personale con un approccio olistico e spirituale.
Studio da sempre il rapporto tra linguaggio, coscienza e cambiamento, e nei miei corsi integro elementi di neuroscienze, spiritualità, cultura filosofica e pragmatismo gentile.
L’approccio che propongo è:
• concreto, ma non meccanico
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Con il rispetto, il silenzio e la cura che ogni cammino autentico merita.

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