Un dialogo immaginario e introspettivo per indagare il mistero della prosperità e come trasformare la tua relazione con l’abbondanza attraverso una prospettiva spirituale.
Introduzione: una relazione complicata
Con Lui il rapporto non è mai stato limpido. I pensieri negativi che nutro nei suoi confronti affondano le radici in pregiudizi e credenze inculcate durante l’infanzia. La mia famiglia d’origine lo scansava inconsciamente, tollerandolo solo al minimo indispensabile.
Quando compariva senza preavviso e si presentava dal nulla ero contento come si può essere contenti di qualcosa di bello e di potente che ti pervade. Aumentando il numero di opzioni disponibili e la possibilità di ottenere cose, provavo un rassicurante senso di fiducia verso il futuro.
Ma era una gioia temporanea e immatura poiché non scaturiva da un atto di volontà: dalla consapevolezza di averlo attirato per merito e soprattutto di avere un sistema sicuro per procurarsene in abbondanza.
Il più delle volte arrivava come merce di scambio.
Lui era lì, sembrava disponibile a fare il suo, in cambio di qualcosa a cui dovevo necessariamente rinunciare.
Avevo la convinzione che possederlo generasse una gioia effimera, poiché frutto di atti privi di virtù e senza radici profonde nell’anima. Nel mio immaginario, rappresentava semplicemente il risultato finale di un lavoro operoso o di scaltre attitudini ai limiti della legalità.
Mi sentivo soddisfatto tutte le volte che ne potevo disporre più del solito e, quando succedeva, me ne liberavo velocemente spinto da forze inconsce e da oscuri trigger interni forse ereditati da una stirpe con debole attitudine al risparmio.
La sensazione era quella di non meritare la sua presenza, come se fosse troppo per me. Come se non mi ritenessi abbastanza degno della conseguente agiatezza. Tutto questo generava un circolo vizioso che finiva con la rapida perdita di questo misterioso elemento, lasciandomi ancor più disorientato e carico di sconforto.
Nei periodi di scarsità, il timore di esserne privato per sempre diventava panico. Un profondo e sgradevole stato emotivo sembrava inviargli incomprensibili segnali eterei, allontanandolo a distanze ancora più inafferrabili.
Il denaro come energia e simbolo
Lui è pura energia.
Il Denaro non appartiene a nessuno, anche se molti si illudono che basti averne tanto per possederlo davvero. Non è fedele come un cane: non scodinzola restando fermo a casa, sotto un materasso o in cassaforte. Il Denaro ama il movimento, la dinamicità. Vive per essere protagonista di imprese memorabili.
Tra noi c’è sempre stata una sorta di zona franca, un territorio sospeso tra rispetto e distanza. Lui non si è mai concesso smodatamente per compiacermi, mantenendosi piuttosto a una distanza calcolata, come se dosasse con precisione la sua presenza in base ai miei reali bisogni. Mai troppo, mai troppo poco: sempre quanto bastava per consentirmi una vita dignitosa.
Non ho ancora capito se mi accontentavo davvero o se, in fondo, accettavo quel limite per non mettermi in gioco, per non rischiare di espormi. Forse avevo paura di osare, di spingermi verso quelle imprese audaci che Lui, amante del rischio e delle fluttuazioni, avrebbe probabilmente apprezzato, ma che io evitavo per un malcelato senso di codardia.
Il Dialogo: Una conversazione illuminante
Un giorno Lui prese una forma inedita, sorprendente. Non più una presenza astratta e intangibile, ma un essere antropomorfico, capace di parlare e ascoltare.
Il Denaro, nel suo stato di forma-pensiero, può assumere infinite sembianze all’interno del nostro mondo interiore. Quella volta, però, scelse di apparire reale e tangibile, dando vita a un dialogo inaspettato e interessante.
“Ciao, come stai?” mi chiese il Denaro.
Io: “Bene. Anche se, a dire il vero, mi manchi. Non so come potrei averti con me, stabilmente, in quantità illimitata, senza dovermi arrabattare ogni giorno con così tanta fatica.”
Accenno un sorriso, sperando che non interpreti le mie parole come una lamentela. Lo immagino alzare gli occhi al cielo prima di rispondere.
D.: “Sono tempi complicati, caro Francesco. Molti si trovano nella tua stessa situazione… con una differenza: la maggior parte di loro non conosce ciò che sai tu. Questo li giustifica, almeno in parte. Tu invece hai qualche responsabilità in più.
La gente vive il rapporto con me sotto il peso distruttivo del senso di mancanza. Alimentano il bisogno fine a se stesso di avermi perché sono condizionati da un imprinting sociale che lega il valore personale al possesso materiale.
‘Se hai, vali; se non hai, non esisti e non vali nulla’ – questo è il mantra ipnotico che guida la maggioranza.
Mi bramano, mi inseguono forsennatamente: lotterie, scommesse, superenalotto… come se fossi un privilegio di pochi fortunati non diritto di nascita di ogni singolo essere umano… Ma più si lasciano trascinare in questo circolo vizioso, più si allontanano da me. E, cosa ancor più grave, si alienano da loro stessi.”
Io: “quello che dici, lo conosco abbastanza bene. Tu sei la manifestazione di pensieri, paure e desideri che noi esseri umani proiettiamo su di te. Questo ti rende capace di conoscere ognuno di noi meglio di quanto noi conosciamo noi stessi.
E quindi sai anche che, per quanto mi sforzi, resto sempre più bravo nella teoria che nella pratica.”
Lo guardo e mi sembra che accenni un sorriso divertito. Mi sento scoperto.
Io: “Razionalmente capisco queste cose, ma alla fine… alla fine ne sono vittima anch’io.”
Mentre parlo, mi accorgo di quanto sia goffo il mio tentativo di giustificarmi. È come se volessi lavarmi la coscienza semplicemente ammettendo la mia debolezza.
D.: “Non mi sorprende. Le persone mi venerano come un dio, ma io sono solo un mezzo. Perfino Gesù non ce l’aveva con me; si scagliava contro chi mi idolatrava, contro chi faceva di me il fine ultimo.”
Lo dice con un tono leggero e un pizzico d’ironia, poi mi fissa negli occhi.
D.: “Adesso voglio chiederti qualcosa: perché mai dovrei scegliere di essere conquistato da te? Che cosa hai di speciale da offrirmi, da convincermi a riversare nella tua vita l’abbondanza che desideri?“.
In quel momento provo a guardarmi dentro, a cercare una risposta degna. Ma trovo solo il vuoto e rimango in silenzio.
D.: “Mostrami una luce, qualcosa capace di attirarmi. Dammi buone ragioni per capire perché dovrei essere utile a te, ai tuoi progetti, ai tuoi desideri più profondi.”
Il mito della ricchezza
Rimango a pensare. E quello che mi viene in mente è solo una sfilza di banalità:
- vorrei sentirmi tranquillo, protetto, al sicuro nel presente e nel futuro;
- non dover più lavorare, non essere costretto a vendere il mio tempo per sopravvivere;
- dedicarmi alle mie passioni con leggerezza, senza l’oppressione di scadenze e debiti;
- avere più tempo per stare con la mia famiglia e i miei amici, per sostenerli, per condividere;
- liberarmi una volta per tutte dal ricatto psicologico del denaro-lavoro, inseguendo un’indipendenza che sembra sempre lontana.
Mentre elenco questi pensieri, però, mi accorgo di quanto siano superficiali. Sono i sogni ordinari di chi rincorre un’immagine sbiadita di ricchezza, senza fermarsi mai a riflettere sul significato personale e profondo di quella parola. Un’illusione: che la ricchezza sia l’unica via per dare valore alla vita.
D.: “Vedi, io non sono altro che un’idea condivisa. Un numero nei database delle banche, un concetto che voi esseri umani avete appiccicato su un pezzo di metallo o su una banconota consumata, passata di mano in mano.”
E continua.
D.: “La mia natura è vacua e potente nello stesso tempo, per questo posso apportare cambiamenti significativi nella tua vita e nella vita di ogni essere umano. Ma non tollero di essere cercato con disperazione o con quella ossessione che consuma. Io preferisco arrivare naturalmente, quando è necessario, libero da quell’urgenza egoistica che rende gli esseri umani schiavi. Sono qui per aiutarvi, per guidarvi verso la realizzazione dei vostri sogni e la scoperta dei vostri talenti. E non per soffocarvi nella disperazione di chi si rassegna alla privazione o nella illusione di chi vive per me, svendendo l’anima a un’esistenza svuotata di valori superiori e immateriali.“
Poi gli si illuminano gli occhi, o almeno a me pare di vederli brillare più intensamente.
D.: “E sono qui anche per dare concretezza alla manifestazione di una volontà alta, straordinariamente bella e per lo più incompresa dalle logiche economiche delle quali l’uomo mi ha fatto fulcro.”
Le sue parole squarciano il petto schiudendo un mondo di consapevolezza… e intuisco cosa vuole dire.
Io: “Allora è questo che vuoi da me… da noi tutti, vero? Che troviamo un equilibrio tra il nostro scopo personale e il servizio agli altri, al mondo. Che smettiamo di farci governare dalla paura e impariamo a vivere mossi dall’amore, dall’entusiasmo di condividere quello che abbiamo da offrire.”
D.: “Esattamente. Sostituisci la paura con l’amore. Mettiti al servizio degli altri con fiducia e gioia. Così attirerai l’energia giusta, quella che favorisce il tuo successo e rende possibili i tuoi desideri. Io sono attratto da vibrazioni simili alle mie: prosperità, condivisione, ottimismo, amore. Ma non dimenticare: io devo assolvere al mio compito e per quanto neutrale cerchi di essere, mi trovo anche nelle mani di farabutti e delinquenti senza scrupoli. Non posso scegliere dove finire, ma tu sì: puoi scegliere come usarmi.“
La rivelazione della vera ricchezza
Mettersi al servizio è una cosa bellissima ma mentre lui pronuncia quelle parole, i miei pensieri si focalizzano sulle difficoltà quotidiane. l’impennata dei costi dell’energia, il cibo che aumenta di prezzo ogni giorno, tutto ciò che un tempo era accessibile ora incide sempre di più sul bilancio personale, proprio mentre le entrate non sembrano più bastare.
Lui sembra leggere nella mia mente.
D.: “Fino ad ora le tue scelte sono state mosse dall’angoscia di non farcela impedendoti di creare la tua indipendenza. È arrivato il momento di slegarti da essa. Non puoi continuare a barattare il tuo tempo solo per la mera sopravvivenza. È il momento di cercare la tua vera vocazione, di mettere in gioco le tue inclinazioni.
Al di sotto di tutte queste pressioni quotidiane, c’è una ricchezza interiore che aspetta solo di essere liberata.”
Gli rispondo come posso.
Io: “Mi hanno fatto credere che fosse giusto, prima di tutto, monetizzare ogni azione. Ho sempre pensato fosse segno di serietà, di responsabilità tenerti su un piedestallo. Ho sempre creduto che tu, il Denaro, fossi il fine ultimo di ogni sforzo, il motivo per cui ci si impegnava in qualcosa.”
D.: “Ti sbagli. Il tempo è la cosa più preziosa, non io. Il tempo va trasformato in atti d’amore, in azioni che spingano l’umanità verso il progresso etico, spirituale, evolutivo. Non può essere sprecato in cambio della mera sopravvivenza, altrimenti il tempo che vivi diventa una prigione che ti impedisce di realizzare il tuo potenziale.
Devi trovare il coraggio di seguire i tuoi sogni, di liberare le più alte risorse interiori. Non voglio che tu rinunci. Voglio che tu trovi dentro di te quella spinta che ti faccia sbocciare, che ti faccia vivere veramente, anche se ormai hai quasi sessant’anni.”
Mi sembra di ricevere un colpo alla testa. È come se non avessi più fiato, più tempo… come se avessi perso tutto ciò che pensavo di avere.
Anche il Denaro guarda l’orologio, come se fosse terminato il nostro incontro.
D.: “Ora ti lascio con te stesso. E non credo che riuscirai mai a percepirmi di nuovo in questa forma.”
Io: “No, aspetta… ho bisogno di te, di questa forma, di come mi appari ora, più che mai. Non in banconote, non in metallo, ma in questa… forma di pensiero.”
D.: “Tu non hai bisogno di me. Tu hai bisogno di te. Hai la necessità, anzi come essere spirituale hai il dovere, di far fruttare le tue capacità… ma prima devi recuperare il tuo vero sé oppure perderti definitivamente, che poi sono la stessa cosa.”
Dopo quelle parole, penso all’insistenza con la quale lotto invano per stare dentro alla Matrix, dentro la realtà manifesta, che a parole disprezzo ma che nello stesso tempo mi fa sentire di essere qualcuno.
Per un attimo, uno spiraglio si apre. Un barlume di verità mi sfiora, inafferrabile come sempre quando si cerca con la mente. Un fuoco si accende dentro di me, una scintilla che illumina il buio.
Lui si gira di spalle e si incammina. Mentre se ne va guarda verso di me per un istante e mi dice:
D.: “Verrò a te senza sforzo, seguendo il ritmo vibrante della tua volontà di potere, amore e servizio. Tu ed io siamo stati creati dalla stessa mano, affinché ci aiutiamo a vicenda, uniti in un piano che non riguarda né me né te. Siamo semplicemente i mattoni di un edificio sacro, progettato prima che tu nascessi, prima che io fossi inventato. Ora sai come trovarmi. Non verrò a cercarti. Questa è la tua ultima occasione.
Crea la tua buona fortuna… Hai tutto il potere e la consapevolezza per farlo!”
E tu che rapporto hai con il denaro? riflettici ti potrebbe essere utile per capire qualcosa di più su di te e sul tuo livello di prosperità.
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