Il controllo del corpo nel lager biocratico

Sono nel silenzio della mia camera senza più sintomi da covid-sars-2, positivo e isolato per il diciottesimo giorno. Sconto la pena di una delle nuove assurde regole del regime sanitario instaurato da più di un anno.

Non si esce fino a quando il tampone sarà positivo. Considerando la dimostrata positività dei tamponi al kiwi, uscire di casa dipenderà da una specie di testa o croce sanitario.

Fortunatamente non mi mancano le cose da fare. Penso, medito, lavoro, mi alleno come posso e mi concentro a terminare la lettura di libri iniziati mesi fa.

Sono varie le letture di questa quarantena, fra filosofia, spiritualità e marketing (è bello trovare aspetti che accostano discipline così diverse!). Mi imbatto in termini che attirano istintivamente la mia attenzione per via di una indiscutibile attualità.

Biopolitica e biocrazia.

“Se controlli i corpi, e la loro salute, allora controlli i popoli. E soprattutto, se controlli la condizione fisica, controlli la vita concreta delle comunità

Scrive Andrea Fontana in un illuminante articolo su come il potere, alleato alla parte circoscritta e istituzionalizzata della medicina, stia controllando il sociale attraverso il biologico.

Questa mi sembra una spiegazione efficace per comprendere il concetto di Biopolitica. Migliore della definizione espressa dall’enciclopedia Treccani che spiega la biopolitica come:

la considerazione delle condizioni di vita degli esseri umani, in termini di salute, alimentazione, variazioni demografiche, rischi ambientali ecc., intesa come questione centrale della politica.

Se ho capito bene, interpretando e attualizzando, questi concetti, la biopolitica è l’attenzione focalizzata della politica a salvaguardare le funzioni vegetative dei corpi, allo scopo di non farli ammalare per non mandare in default il sistema ospedaliero, peraltro depotenziato nel corso degli ultimi anni dai tagli alla spesa sanitaria.

Tutto ciò a discapito della vita vera e delle azioni ad essa associate: abbracciarsi, sorridere, correre, camminare, giocare, stare insieme, respirare senza impedimenti.

L’idea di una vita biologica al di sopra di tutto sembra fare riferimento alla vera sterilizzante malattia attualmente propagata. Confinare l’essere umano in una sola delle multiformi dimensioni di cui si compone.

Le istituzioni si arrogano il diritto, sotto forma di un paternalistico fine che giustifica ogni mezzo, a considerare quest’idea al di sopra delle principali libertà individuali.

L’ideologia del corpo e del controllo sociale del corpo è il modo nel quale si stanno calpestando i diritti civili.

  • Non si sono mai viste regole così repressive. Nemmeno nei confronti di pericoli sociali (fumo, sicurezza stradale, malattie metaboliche, ecc.) che hanno fatto milioni di morti.
  • Mai, come in questi mesi, il potere si è fatto carico di un certo masochistico gusto nell’imporre ai corpi come non muoversi, non incontrarsi, non stare vicini.
  • In nessuna epoca – come ora -commenta magistralmente Andrea, lo Stato “ama dire ai corpi cosa fare, come vestire, come provare piacere, come addestrarsi a un certo lavoro o a una certa pratica di consumo, come scrollare il dito sullo specchio nero di uno smartphone o come aprire o chiudere le palestre.”

Non andate in palestra. Siete fragili corpi, non persone.

Proprio nel settore del fitness l’attuale biocrazia tecno-scientifica italiana, esercitando il suo potere assoluto, ha dato il peggio di sé.

Ci si è affidati a un paradigma sbagliato. Si è confuso il diritto alla salute della persona con la salute del corpo, come sopravvivenza ad ogni costo, da garantire con il servizio sanitario e non attraverso uno stile di vita più sano.

Il desiderio di frequentare la palestra, o anche esprimere la voglia di allenarsi all’aria aperta, sono stati stigmatizzati come comportamenti immaturi, superficiali e narcisistici.

Mentre è la riduzione delle persone a corpi che ferisce la nostra dignità civile. Ci strappa la possibilità di essere protagonisti della nostra vita e della gestione della nostra salute.

Che vi sia un nesso fra la premeditata e ottusa agonia riservata alla Fitness Industry e l’instaurazione dello stato di Lager biocratico al quale siamo ridotti?

Perché la spruzzata coercitiva da parte dell’esecutivo si è accanita a disinfettare le tasche dei titolari di palestre e dell’indotto che ha sempre difeso orgogliosamente le funzioni vitali e preventive del corpo?

Forse era utile allo scopo indebolire i fisici per poi avere la scusa di difenderli con le assurde prescrizioni sanitarie?

Sono domande che mi sono posto e che ribalto a chi leggerà queste righe. Ma c’è un’altra domanda che mi assilla e alla quale ho provato a dare risposte.

Cosa faremo una volta adattati al modo di vivere imposto nel lager biocratico?

Gli amici pseudo-progressisti, che ancora credono nel balletto internazionale della politica, paventeranno buone ragioni per difendere le posizioni istituzionali e si offenderanno leggendo questo post. Sono troppo impegnati a salvaguardare strenuamente lo status quo, come se fosse l’unico modo per sentirsi parte di una umanità responsabile contro un nemico comune incarnato in un virus.

E in coro grideranno insieme al mainstream che vaccinarsi tutti è la formula magica. Il solo modo per uscire dal tunnel e chi non si allinea è un irresponsabile di fronte alle vittime più deboli.

No so se queste posizioni siano plausibili o meno.

Non so se questa sarà la via di uscita

Quello che so è che se ci sono rischi occorre che si possano prendere delle scelte.

In questi mesi stiamo vivendo una grande rivoluzione i cui scopi mi sono ignoti. Come tutte le rivoluzioni che si rispettino è caratterizzata da aspetti pratici, da cambiamenti quotidiani e modifiche dei nostri quotidiani modi di fare e di dire.

Rifiutiamo il lager biocratico rivendicando i nostri spazi di libertà

Ai corpi è stata tolta la libertà, ma nelle mente vi è sempre uno spazio nel quale esercitare il libero arbitrio prima di una qualsiasi azione.

  • Non smettiamo di esigere la verità da parte delle istituzioni e degli organi d’informazione.
  • Troviamo strumenti, interiori e sociali, per difenderci dalla paura.
  • Poniamo davanti agli occhi di chi decide per noi, le conseguenze politico, economiche, sociali, culturali, psicologiche alle quali si andrà incontro, continuando su questa strada.
  • Mettiamo in dubbio, con diffidente curiosità, tutto ciò che ci viene apparecchiato sulla tavola della ragion di stato.
  • Siamo vigili, attenti alle narrazioni sulle presunte competenze dei comitati tecnico-scientifici.

Insomma, torno a citare Fontana perché non saprei scriverlo meglio.

Non facciamoci trattare come “oggetti biologici da tenere in salute, protetti dal caos creativo della vita proprio come i polli che devono essere sostenuti, prima del loro consumo.”

Siamo persone, siamo vivi, siamo in tanti. Possiamo scalare montagne e abbattere muri.

Written by
Francesco Perticari

Francesco da vent’anni svolge attività di consulenza e management in aziende della fitness industry, esercita la sua passione di coach nel business e nello sport e, per puro divertimento, pratica Triathlon insieme ai suoi tre figli di 10, 12 e 14 anni.
Entradentro Blog è un progetto personale, una specie di posto in rete nel quale riordinare le idee e ispirarsi. Esiste dal 2009 ma muore almeno due volte per risorgere nel 2020 con nuovi intenti e nuove possibilità future.

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