Auto-esame della giornata (origine di questo post)
Spesso su questo blog pubblico scritti derivanti dal bilancio della giornata sul quale mi impegno a lavorare tutte le sere, prima di addormentarmi.
La rivista serale è un impegno, più o meno breve, che ho con me stesso. Lo scopo è di capire qualcosa di più sui miei comportamenti giornalieri e soprattutto vedere se sono andato fuori rotta, se posso imparare qualcosa dall’esperienze, dagli errori o dai meriti.
Si tratta di un momento prezioso da dedicare a sé stessi. È fondamentale per osservare le cause, gli effetti e l’atteggiamento mentale rispetto agli avvenimenti quotidiani.
L’atteggiamento che tengo non è quello del mea culpa di tradizione cristiana, ma molto più leggero e profondo nello stesso tempo. L’insegnamento che ne consegue ha spesso connotazioni simboliche e metaforiche, poiché la verità passa volentieri attraverso immagini, sogni e simboli ai quali dedicare sempre più attenzione se si aspira ad essere più in sintonia con l’Anima.
Ecco il riesame di un giorno qualsiasi di maggio.
Una giornata lunga e densa come una vita.
Lo zio Aurelio comparso in sogno a risvegliare con prepotenza una sopita allegoria di amore incondizionato.
In meditazione è riapparsa la casa in collina in un paesaggio naturale e incontaminato. Lambita da un sentiero che, collegandosi allo spiazzo davanti all’entrata, si inerpica sulla destra verso i pendii dolci della montagna retrostante. Portando chi sa dove.
È una casa che appare ricorrentemente nei miei stati onirici e tutte le volte, ho la sensazione di averci abitato in qualche vita o in qualche altra dimensione parallela. E’ un posto che riconosco, ma in realtà non so dove sia.
Oggi il vero si è fuso, o confuso, con il falso.
Il bene con il male.
Le stupide certezze della ragione sono state smentite dalla lucidità vigile del nucleo.
E la Presenza ? … oh si la Presenza si è fatta sentire:
- Nel gelido e vigoroso schiaffo emotivo generato dalla notizia della scomparsa di una persona vicina.
- Nel groppo alla gola di uno scampolo di dolore affiorante da qualche anfratto del subconscio dopo aver ricevuto la notizia.
- Nell’ascoltare i drammi infantili degli ambiente di lavoro che ho frequentato, perlopiù derivati dall’inutile scontro di personalità egoriferite.
- Nel parlare per la prima volta di morte e spiritualità con i miei figli.
Alla Presenza non importa l’origine dell’evento. Ogni cosa, buona o cattiva che sia, può riportarti all’interno di te, se l’accogli con ospitalità e apertura.
E con l’idea della morte, anche la vita si è fatta sentire.
“Toc toc…. Ci sei?”
“Sei veramente vivo o esisti?”
“Sei una comparsa indistinta fra la folla inerme e ipnotizzata dai lecca-lecca della società o il fiero e regale proprietario del patrimonio sacro di quest’istante?”
“Tranqui… Raga! Sono carico, sono sul pezzo!”
…come direbbe Marco, il mio collega che ha preso il volo verso cieli più azzurri.
Lo ha fatto così in fretta da credere che avessero proprio bisogno di lui da qualche parte.